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Nuoro merita una visione e una strategia

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Ciriaco Offeddu - L'Ortobene, 10 Aprile 2016

Ciriaco Offeddu – L’Ortobene, 10 Aprile 2016

L’impressione è che l’articolo pubblicato su L’Ortobene il 10 Aprile sia piaciuto a tanti – ho ricevuto dozzine di chiamate di apprezzamento e di sorpresa – e sia spiaciuto ad alcuni. Vado fiero di entrambi i risultati. Quando si esprime la propria opinione corroborandola e giustificandola, e si racconta infine la stretta verità, e tutto questo non per criticare ma per sollecitare, nello stesso tempo dando ipotesi di miglioramento e di soluzione, è ovvio che non possa ricercarsi un totale consenso. Quando si dichiara che oggi Nuoro non è la città di Grazia Deledda, e non per punizione divina ma perché le amministrazioni non si sono impegnate a renderla tale e a comunicarla e a difenderla, questo può dare fastidio, lo capisco. Il disturbo che io arreco alla categoria dei burocrati (perdonatemi, non so bene come diversamente chiamarli) è però nulla rispetto al danno che questi hanno fatto e fanno alla nostra cittadinanza, privandola di un capitale che ben più grandi città al mondo ci invidiano, un tesoro che potrebbe portare benessere e nuova speranza a tutto il territorio. Pertanto non mi stancherò di ripetere che la nostra amata città deve riconquistare, subito, il ruolo che le spetta, e che Nuoro merita a tal proposito una visione e una strategia dichiarata, interiorizzata e comunicata, capace di aprire Nuoro al mondo e portare il mondo a Nuoro. Come poi dicono a Striscia la Notizia, ‘Io sono qui, a disposizione’. All the best, then.

Ecco l’articolo pubblicato su L’Ortobene. La locandina, infatti, non si legge bene, mi spiace.

Nuoro merita una visione e una strategia

“Credo che innanzitutto Nuoro meriti una Visione (la scrivo in maiuscolo). Prima di concepire o giudicare un qualsiasi piano di azione, dobbiamo aver chiaro il nostro orientamento strategico di fondo, un concetto superiore e maggiormente pervasivo che nasce generalmente da un’intuizione, una visione appunto. Essa è la proiezione di uno scenario futuro che rispecchi i nostri valori, ideali e aspirazioni, e ancora è l’immagine di quello che il futuro potrebbe/dovrebbe essere. Nei nostri tradizionali dizionari, è erroneamente associata all’utopia (visione = creazione della mente, immaginazione, fantasia, idea senza fondamento, utopia) oppure all’allucinazione (apparizione d’immagini irreali, rivelazione soprannaturale, contemplazione).

Nella cultura anglosassone il termine Vision ha invece un’indiscutibile potenza pratica, indirizzante e trascinante. I grandi statisti hanno una Vision, così come i grandi pensatori o gli imprenditori che son riusciti a cambiare i paradigmi del mercato e persino i nostri comportamenti. Si pensi solo a Steve Jobs (Apple), Sergey Brin and Larry Page (Google), Mark Zuckerberg (Facebook), Jeff Bezos (Amazon) oppure Jack Ma (Alibaba).

Le grandi e vincenti Visioni hanno caratteristiche comuni: sono innovative, realistiche e in ogni caso realizzabili. Non sono dunque utopie (idee irrealizzabili, progetti inattuabili, modelli immaginari di perfezione, ecc.), ma anzi uniscono l’immaginazione alla saggezza, alla capacità pragmatica e pratica di realizzazione.

Qual è dunque, oggi, nel 2016, la Vision riguardo Nuoro? Abbiamo una Visione per questa nostra amata città? L’abbiamo interiorizzata e comunicata? Qual è l’orientamento strategico di fondo che la nostra comunità ha condiviso, i nostri valori, ideali e aspirazioni? In parole povere: come vorremmo vedere Nuoro a quattro/cinque anni da oggi, diciamo nel 2020?

Perché è chiaro che solo una forte Visione può guidare la formulazione di un efficace e fattivo piano strategico e può sostenere e motivare le conseguenti azioni. Vogliamo un nuovo sviluppo industriale (faccio un esempio) che rinnovi i fasti e gli straordinari risultati del petrolchimico, che, mi dicono, emergono ancora oggi come doni malefici dal sottosuolo e come prolificazione di pecore nere? Vogliamo un isolamento cupo e medioevale, arroccato nel nostro dispetto e nel rancore (ah, noi nuoresi…!)? Vogliamo continuare ad andare a rimorchio delle ideologie e della politica regionale che ci umilia e marginalizza, ingoiando ogni giorno fiele e orgoglio?

Oppure… oppure vogliamo creare un’Atene sarda, differenziandoci?

Quest’ultima immagine è bellissima, la sposo, ma in quali termini si pone? Che Vision è questa (in termini anglosassoni: pratica, indirizzante e trascinante) se poi non chiarisce le direttrici e non riesce neanche a partorire un piano strategico che riguardi (faccio un altro facile esempio) la valorizzazione di Grazia Deledda? Possiamo avere una Visione riguardante una nuova Atene quando non riusciamo a comunicare al mondo il diamante che possediamo e che quotidianamente sviliamo, il nostro Premio Nobel per la Letteratura?

Confesso che mi accontenterei di ‘Nuoro, città di Grazia Deledda’, sicuro che questa Visione, se efficacemente e rapidamente portata a realizzazione, potrebbe dar da mangiare a tutti noi e potrebbe assicurare il futuro dei nostri figli, ma non voglio certo contrastare un’idea più grande e bella, quella di una nuova Atene, non certo io, purché non si concretizzi poi nell’organizzazione di un premio letterario a Lollove o di conferenze autocentrate, ma si dipani in una serie di strategie di valore capaci di portarci proprio lì, nel Partenone mondiale della cultura.

Quali sono dunque queste strategie?

Non le ho captate e non mi sento di formularle io.

Penso invece, più modestamente, che il Nobel di Grazia Deledda non faccia ombra a Salvatore Satta, per esempio, o a Francesco Ciusa e a tutti i nostri grandi artisti. Penso che Marcello Fois non si adombrerebbe se Grazia Deledda fosse comunicata nel mondo nella maniera che merita (e il mondo portato a Nuoro), ma anzi ne ricaverebbe ancor più visibilità e valore. Sbaglio? L’arte è comunicazione, ricordiamolo, non chiusura, non arroganza. E una ‘Nuoro, città di Grazia Deledda’ potrebbe forse essere più alla nostra portata, più consona alle nostre capacità attuali.

Eppure, parlando di capacità, neanche esiste – o non è comunicato, non so, ditemi voi – un piano strategico per Grazia Deledda, che sarebbe in ogni caso la prima cosa da elaborare.

Nel mio ultimo soggiorno in Sardegna ho letto di 100,000 euro messi a disposizione della Regione e affidati al Comune di Nuoro (scusate la semplificazione, ma leggendo mi è sembrata una pia elemosina da parte di Cagliari) per le celebrazioni deleddiane. E mi hanno raccontato almeno tre macro idee o progetti distinti, non so quanto reali o solo ipotizzati.

Bene. O forse no. Perché questa di cui si parla non è altro che un’occasione su cui molti si stanno interrogando, più o meno disinteressatamente come sempre accade, ma solo questo.

Occorre chiarire alcune cose. Se pensiamo a un piano strategico, non dobbiamo confondere la direttrice della educazione/formazione e quella della comunicazione nazionale e soprattutto internazionale.

Da quel che posso cogliere, diverse iniziative si sviluppano lungo la prima direttrice, soprattutto per merito di singole persone, associazioni e scuole che nel tempo (non da oggi ma alcune da decenni) hanno tenuto alto il nome di Grazia Deledda e dei nostri artisti, e hanno contribuito alla coscienza di centinaia di giovani. Ho trovato sui giornali tracce di rappresentazioni fatte da un giovane Gavino Poddighe già nel 1990.

Questo filone di azione educatrice – attenzione – deve assolutamente prosperare ed essere anzi maggiormente riconosciuto e sostenuto. Le nostre nuove generazioni devono poter conoscere i tesori di cui Nuoro è capace – e non dimenticare che ai tempi del mio liceo, Grazia Deledda non compariva nei programmi ministeriali e non veniva dunque letta e studiata.

Sulla seconda direttrice cala purtroppo un velo di onta e vergogna, non ho altre parole. Che Nuoro non si qualifichi agli ospiti come città di un Premio Nobel (nessun cartello che voglia dirsi tale, niente), non li accolga con l’ospitalità di cui dovremmo essere fieri, e non si spieghi; che non procuri documentazione e guide in inglese (come quelle che hanno, per esempio, Galtellì e a Mamoiada) e nelle altre lingue; che non si curi neanche di verificare se le opere in circolazione siano coerenti, di qualità oppure semplice robaccia texana; che non promuova la città e i suoi gioielli nel mondo; che non abbia il minimo piano di comunicazione, la più lontana idea di cosa voglia dire fare marketing e men che meno marketing internazionale; che non esprima la minima voglia di accompagnare i nostri artisti all’estero; e potrei continuare per un’ora, lo sapete, tutto questo nel 2016 è veramente inconcepibile.

Nel piccolissimo della nostra associazione stiamo cercando di aprire una porta verso l’estero, spingendo per nuove traduzioni in inglese delle opere della nostra scrittrice. Approfitto dell’ospitalità de L’Ortobene per fare un sommesso appello.

Nuoro merita ben di più di sterili convegni me-la-suono-e-me-la-canto; merita una Visione e una strategia, entrambe trasparenti e comunicate a tutti, e un piano di azioni consequenziale, tale da coinvolgere l’intera comunità e da avvicinare il mondo a Nuoro.

Sul come fare, ecco, dovremo approfondire con calma, ma dico subito che i due pilastri su cui poggiare la nostra costruzione dovrebbero essere quelli del neorealismo e della caritas.

Se la cosa interessa, ne parliamo alla prossima puntata.”

Ciriaco Offeddu – L’Ortobene

ciriacoffeddu.com


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