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Che cosa è la giovinezza?

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luca urguLuca Urgu, giornalista dell’Unione Sarda, porta un soffio di quel Maestrale che dalla costa occidentale della Sardegna risale l’altipiano di Sindia e si precipita verso la Barbagia, mischiandosi struggentemente ai profumi locali. Il Maestrale è un vento impetuoso e talvolta pericoloso, ma chiaro e netto, mai vischioso. Spalanca orizzonti d’oltremare, apre le finestre ad altre prospettive, respira. Così è Luca Urgu, un innamorato della vita, un ciclone buono che passa tra i vicoli di una stretta Nuoro illuminandoli con la sua umanità e comprensione. Beyond Thirty-Nine si augura che questo Maestrale continui a irrompere benefico nelle sue pagine: abbiamo bisogno di vento, di aperture, di un ricordo di sana spensieratezza o pazzia. Grazie, Luca.

This is a true story. The story of an old barber from Nuoro, Tziu Luisi, 81 years old, who had never seen the sea. His friends organised an expedition to the coast: Tziu Luisi would shave them right on the foreshore.

IMG_0918“Che cosa è la giovinezza? Un dato anagrafico o una forma mentis? Forse un atteggiamento verso la vita che può essere morsa e gustata – se si possiede una buona dentatura – anche in senectute. Questa è la storia vera di un uomo che a 81 anni sorride ancora all’esistenza tutti i santi giorni. E lo fa con la spontaneità di un bambino che ha iniziato a diventare uomo troppo presto. Tziu Luisi, come bonariamente lo chiamano tutti, non aveva mai visto il mare. O almeno, lui con la passione per la campagna e per la caccia, non c’era mai andato con i ferri del mestiere. Un giorno, parlando con alcuni amici che frequentavano la sua barberia e che anagraficamente potevano essere i suoi figli, si è fatto coinvolgere in un’avventura fuori porta. Una gita al mare blu cobalto della costa orientale, nella spiaggia di rena chiara di Su Tiriarzu a Posada, ancora animata da turisti e baciata dal sole di settembre.

IMG_0937Fare quattro barbe in riva la mare e sorridere ancora alla vita. La proposta, seppure singolare, non ha spaventato Tziu Luisi, che in passato aveva fatto diverse visite open air a domicilio, nelle tanche del nuorese, per venire incontro, con rasoi affilati e forbici chirurgiche, ad amici che stando dietro agli armenti avevano problemi a spostarsi in bottega. Detto fatto, la barberia da asporto è stata organizzata in pochi minuti. Nella Passat station wagon di Elias è entrata come per incanto la poltroncina – oggi un vero gioiello vintage con tanto di poggia testa estraibile – e la valigetta con pennello, rasoi, sapone, profumi, creme e dopobarba colorati. Insomma, tutto quello che occorreva per un servizio da signori nel paradiso della costa. Arrivati in spiaggia e montata la poltroncina, nel giro di un paio d’ore – sempre sfoderando il suo sorriso d’ordinanza e dando prova del suo infinito repertorio di battute in nuorese di grande vis ironica – il nostro Maestro ha fatto fuori tutte le barbe della congrega. Infine i visi di Elias, di suo fratello Bruno, Giuseppe e Luca più che di barbaricini sembravano quelli di glabri giapponesi, perfettamente rasati e lisci.

IMG_0947Lo spettacolo ovviamente non è passato inosservato. In pochi minuti i bagnanti fino a quel momento intenti a leggere le pagine dei loro libri o a rosolarsi al sole si sono destati curiosi e stupiti. In molti si sono avvicinati armati di macchina fotografica e smartphone per riprendere quello strano rito. Altri si sono fatti avanti per chiedere lo stesso servizio, dichiarando di essere disposti a pagare tutto quanto dovuto. Una pubblicitaria svizzera con il suo compagno ha chiesto invece alla combriccola di che spot si trattasse, per rammaricarsi di non averci pensato prima lei.

La magia – perché di magia, vi assicuro, si trattava – è durata fino all’ora di pranzo, coinvolgendo tutta la spiaggia. Poi barbiere e clienti si sono trasferiti nella trattoria da “Marco e Caterina”, che sapeva anch’essa di suggestioni antiche e di famiglia tradizionale.

Il convivio è stato anch’esso da ricordare, così come i discorsi dei commensali. Tziu Luisi ha raccontato di battute omeriche di caccia al cinghiale, di una Nuoro solidale e semplice, di scampagnate fuori porta che ricordavano attraversate transoceaniche di emigrati per un viaggio senza ritorno.

IMG_0972Quella gita un po’ zingarata – che sembrava tirata fuori da un copione di Amici miei narrata da Mario Monicelli sul grande schermo – era partita con il sorriso come si attiene a una cosa seria, e mai, nemmeno per un minuto durante quella lunga giornata, ha perso quel significato autentico e originario. Lo si leggeva facilmente negli occhi dei ragazzi e in quelli del loro eroe. Vederlo infine ballare al suono che solo lui sentiva di mazurke, lisci e tanghi argentini metteva un profondo buonumore.

Che cosa dunque è la giovinezza? Essere ebbri di gioia per una giornata da incorniciare all’insegna dell’amicizia? Ed esserlo ancora di più nel vedere quell’espressione di felicità stampata sul viso di un uomo che lavora da oltre settant’anni e non ne sente il peso. Sì, questa è la storia di Luigi Pattusi, barbiere a Nuoro da quando aveva solo nove primavere. L’Italia era in guerra nel secondo conflitto mondiale quando lui, ancora bambino, aveva iniziato il suo apprendistato in bottega, qui in città. Ora lavora – sempre di buona lena e con lo spirito giusto – nella sua barberia di via Roma, nel rione di Santu Predu, quello dei pastori di Sattiana memoria.

Aveva iniziato da piccolo dunque, per necessità e per imparare un mestiere. Ora, da attempato vecchietto, all’età in cui i suoi coetanei nella migliore delle ipotesi sono in pensione, fa ancora barbe e capelli con passione. Questo è il mondo che ha sempre conosciuto e che sarebbe un problema lasciare per andare a sedersi su una panchina dei giardinetti o al tavolino di un bar a giocare a mariglia con eserciti di marzianetti di cannonau che come soldati irrompono tra una disfida e l’altra.

Puntuale e metodico – tutti i giorni eccetto il lunedì, giornata di chiusura sacra per la categoria – apre intorno alle 7 e 30, che ci sia il solleone o la neve, e va via la sera. Su quelle poltroncine di sono sedute generazioni di nuoresi e si accomodano ancora oggi in tanti. In prevalenza sono uomini di una certa età, ma non mancano giovani che sentono forte il richiamo per quel luogo un po’ intimo e privato. Uno spazio di genere, una sorta di zona franca tutta al maschile con dei punti fermi che è bello pensare siano ancora tali.

Beviamo dunque e leviamo i calici all’elisir della giovinezza, affinché condisca e pervada questa nostra esistenza a lungo. E con la nostra, quella di chi intercetta il nostro cammino.”

Luca Urgu

 

 


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