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Celebrazioni Deleddiane 2016, 28 Luglio, giorno uno.

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IMG_3406Infine, penso che gli elementi che dobbiamo attentamente sorvegliare siano i seguenti:

Gli obiettivi che ci proponiamo. Un piano senza obiettivi chiari e senza una strategia consequenziale è inevitabilmente debole e i risultati casuali. Per quanto alle celebrazioni, credo che non ci sia stato il tempo di interrogarsi sugli obiettivi e quindi di riflettere attentamente sulle cose da fare, prendiamone atto. La rappresentazione de La Via del Male cui ho assistito è perfetta se l’obiettivo è di intrattenere un insieme di nuoresi di una certa età ripresentando un capolavoro deleddiano, e quindi invitando a un approfondimento e riflessione. Appena il target si amplia e si considerano, ad esempio, i giovani e i “continentali”, si comprende che una rappresentazione così diretta, senza nessuna intermediazione, presenti rischi di non soddisfacente comprensione. Certo, la musica e i cori sono gran parte dello spettacolo, è vero, tuttavia apparirebbe necessaria una sorta d’introduzione del romanzo La Via del Male e forse della stessa Deledda. Anche una brochure tipo teatro tante volte è sufficiente – niente di problematico, dunque, ma giocoforza da progettare e considerare nel caso di obiettivo più ampio. Continuo l’esempio e dico che se il target fosse allargato a ospiti internazionali, evidentemente sarebbe necessario ripensare lo spettacolo almeno per una ridotta percentuale del tempo, magari proiettando alcune selezionate traduzioni, o intervallando la recitazione con un attore che reciti in inglese, non so, tutto da pensare. Ci dicevamo con l’amico Fabrizio Bestoso (che tra le altre cose è un esperto di marketing internazionale on-line): senza troppe sofisticazioni, immaginiamo semplicemente una ripresa professionale ‘live’ dello spettacolo, anche con camere fisse, e poi una registrazione dello stesso con una introduzione e sottotitoli in inglese. Le traduzioni sarebbero da prepararsi prima dello spettacolo, in maniera da mettere on-line il filmato subito il giorno dopo l’evento. Marketing da farsi adeguatamente nei canali culturali, certo, e poi grande battage per spingere La Via del Male, la Deledda, Nuoro e le sue associazioni nel panorama internazionale. Difficile, costoso? No. Si tratta solo di essere coerenti con gli obiettivi, di avere una corretta organizzazione (ad esempio, niente bambini sguaiati e incontenibili in sottofondo e persino davanti al palco – come l’altra sera – e niente madri incapaci di educare: a teatro, ovunque nel mondo, i bambini stanno zitti e composti o non ci sono. Diverso il caso delle feste paesane…). Io ho apprezzato lo spettacolo e l’ho goduto. Ma sono nuorese, ho 67 anni e tante nostalgie: non ho visto ragazzi tra il pubblico e gli unici ospiti internazionali, mi sembra, non posso esserne sicuro, erano i miei. Quali sono dunque gli obiettivi di queste celebrazioni deleddiane 2016? Intrattenerci tra noi in una sorta di ritorno alle origini scambiandoci sperticati complimenti reciproci oppure ‘catturare’ turisti e nuovi appassionati che domani possano diventare un tornaconto economico e d’immagine per la nostra città? Basta dirselo. Se ci accontentiamo dei primi obiettivi, io non sono ovviamente d’accordo, ma devo rispettare il parere altrui.

L’organizzazione. Beh, se non si comunica che l’evento alla casa di Grazia Deledda non può consentire un pubblico superiore alle cinquanta persone, esiste un problema non solo di obiettivi (strategia) e comunicazione (marketing), ma senza dubbio di organizzazione spicciola. Indipendentemente dagli sforzi fatti in dirittura finale dalle autorità, sembra che la capienza fosse perfettamente conosciuta ‘per legge’ prima dell’effettuazione dell’evento. Quindi… Si pone in questi casi un problema di rispetto, perché la comunicazione (scritta) è infine un problema di rispetto verso il possibile utente, un contratto biunivoco, un impegno. Vorrei conoscere gli orari, le limitazioni, le regole – anche per decidere in libertà se partecipare o meno. Non voglio però in questa sede insistere su quello che è stato un errore dopo un errore (il primo è senza dubbio la scelta della location, non adeguata) – capita di sbagliare. La mancanza di un’adeguata organizzazione si è vista però anche nella serale rappresentazione della Via del Male e si è evidenziata anche in altri eventi cui ho partecipato. Manca spesso quello che deve agire come ‘direttore di sala’, in mancanza di uno staff preparato. Se un bambino (nella fattispecie, ma in genere una persona qualsiasi) disturba una rappresentazione teatrale/musicale, ci deve essere qualcuno che abbia la responsabilità di intervenire al fine del ripristino delle giuste condizioni, senza lasciare allo spettatore il compito di alterarsi. A una conferenza all’ExMe, qualche mese fa, le ultime file della sala, affollate di studenti, erano un caravanserraglio di battute, scherzi, fischi e movimenti. La cosa non è mai stata interrotta da alcuno: i relatori erano troppo intenti a parlare, sul palco lontano, e nessuno aveva la responsabilità ‘della sala’. Chi interviene in caso di problemi? Oppure si preferisce comunque deviare verso il facile concetto di festa paesana, è questo che infine vogliamo?

I risultati. Li distinguo un po’ speciosamente dagli obiettivi, perché comunque penso che dobbiamo abituarci a misurarci e a discutere di risultati. Cinquanta spettatori sono un buon risultato per una conferenza di Maria Giacobbe su Grazia Deledda? Non parlo dell’altro relatore, non l’ho mai sentito calcare i palcoscenici fisici, virtuali, scritti, pubblicati oppure on-line dedicati a Grazia Deledda, e mi chiedo (senza polemica) a quale titolo fosse presente. In ogni caso, uno sforzo economico, progettuale, organizzativo, ecc., è ricompensato da cinquanta spettatori? Siamo soddisfatti, volevamo dunque un salotto? E se sì, che specie di salotto? E la sera, alla Via del Male, supponendo, che so, duecentotrenta/duecentocinquanta spettatori (impossibile contarli in uscita perché era andata via la luce nel momento-clou, sorry), com’erano composti? Possibile che non sia prevista una ‘segreteria di accoglienza’, un tavolo che chieda le usuali informazioni tipo età, provenienza, da chi ha saputo dell’evento, eccetera? Non ci interessa sapere a chi ci stiamo rivolgendo? Se solo cinque persone mi votano, di regola quattro sono parenti stretti e uno è un amico di lunga data; se sul palco ci sono trenta artisti, almeno cento persone del pubblico appartengono al loro strettissimo circolo di parentela e conoscenze. Ripeto dunque il primo punto: qual è il nostro obiettivo strategico? Vogliamo cantarcela e suonarcela tra noi abbracciandoci in una ritrovata voglia deleddiana (era comunque ora) oppure vogliamo che Nuoro finalmente si apra e diventi una vera e propria città Deleddiana, la famosa Atene sarda? Siamo sulla strada giusta? Lo chiedo umilmente, anche qui senza polemica. Personalmente mi sono divertito e appassionato alla rappresentazione della Via del Male, e in qualche momento i cori mi hanno trasmesso brividi di piacere puro. Ma permane una sensazione di grande, grande spreco: con un piccolo sforzo in più, mirato, l’evento avrebbe potuto essere veicolato anche in un palcoscenico ben più vasto e interessante – questa per me è la strada di miglioramento.

Alla prossima puntata. Sperando che gli artisti possano dedicarsi a fare gli artisti come meritano senza preoccuparsi dell’organizzazione spicciola; che l’organizzazione progressivamente migliori e diventi eccellente così come gli eventi culturali richiedono; che il pubblico si allarghi e si diversifichi; che Nuoro possa comunicare la sua grandezza e il suo patrimonio culturale a un uditorio internazionale; che il mondo ci ascolti. Infine, che Dio ci benedica tutti – ne abbiamo tanto bisogno.

Ciriaco Offeddu

ciriacoffeddu.com

 

 


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